Messa di S. Maria Madre di Dio

Cattedrale di Santa Maria del Fiore [Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21]
31-12-2008


 


 


1. «Fratelli, ‘ci ha ricordato l’apostolo Paolo ‘ quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio» (Gal 4,4). Giunti al termine dell’anno civile, la prospettiva del tempo che scorre domina il nostro sguardo e ci fa sentire come non mai la nostra provvisorietà. Spinge anche a doverosi bilanci, alla consapevolezza di come il tempo trascorso sia stato riempito di bene ovvero di male e, quindi, all’assunzione di responsabilità rispetto al dono della vita che il Creatore ci ha fatto. Ma di fronte al fluire dei giorni e di un tempo che passa senza che lo si possa arrestare, colpisce il testo di san Paolo ai Galati che parla invece di una pienezza del tempo, vale a dire di un suo compimento e quindi anche di una sua meta. Questo punto di arrivo, che ne svela il significato, è la manifestazione tra noi del Figlio stesso di Dio, che nascendo da una donna si fa nostro fratello, per condividere i nostri giorni ma al tempo stesso per riscattarli dalle loro contraddizioni.


È alla luce di questo evento di grazia che dobbiamo discernere il tempo che ci è stato dato e da questo evento trarre luce per giudicarlo e scorgervi le tracce di salvezza con cui possiamo risanarlo. Ma prima ancora dobbiamo ascoltare come l’apostolo ci presenta l’evento grande dell’incarnazione, centro di tutta la storia e di tutti i tempi. Esso è visto come una immedesimazione di Cristo in tutta la realtà umana, fino a condividere la situazione di soggezione che caratterizza la vita dell’uomo, sia nel giudaismo che nel paganesimo, come un limite alla piena attuazione della destinazione divina inscritta nella sua condizione di creatura fatta a immagine del Creatore. In questo la sottomissione alla legge mosaica e la schiavitù dagli elementi del mondo procurata dalla idolatria non si differenziano, in quanto in ambedue i casi il limite umano non viene infranto ma ribadito. Facendosi partecipe di questa condizione, Cristo inserisce in essa un principio di dissoluzione, che si manifesta nella sua vittoria sulla morte accettata per amore. In tal modo egli ci riscatta dal tempo votato alla morte e ci rende veramente liberi, liberi di amare, come amano i figli. L’adozione a figli è il dono che Cristo porta all’umanità, una possibilità che diventa realtà per tutti coloro che lo riconoscono come il Figlio unigenito del Padre e per questo ricevono il dono del suo Spirito che ci fa creature nuove, figli appunto, abilitati a rivolgersi a Dio con il nome di Padre, partecipi della sua eredità, cioè della sua vita d’amore.


2. Per chi guarda con questi occhi della fede il tempo che passa, tutto appare avvolto nella luce del disegno d’amore che il Padre ha per l’umanità e, pur consapevoli che la tentazione della schiavitù continuamente si ripropone e i suoi effetti negativi vengono ancora sperimentati, sa però che la storia è stata salvata e in essa, mediante l’adesione a Cristo, è inscritta una strada di riscatto che apre sempre un futuro di speranza. È questa azione di Dio che vogliamo cogliere nelle pur contraddittorie vicende dell’anno che abbiamo trascorso, per esprimere gratitudine per i doni sperimentati e volontà di riscatto per incoerenze e degenerazioni che non siamo stati capaci di eliminare.


Segni negativi vanno in tal senso colti nei turbamenti dei mercati mondiali che, soprattutto nella prima parte dell’anno, hanno lasciato spazio a speculazioni che hanno generato enormi rincari dei prezzi dei prodotti di prima necessità, con ulteriore aggravio delle condizioni di svantaggio dei paesi più poveri, ricacciati ancora una volta nei lacci della fame. E sempre l’assenza di criteri etici nel mondo economico ha prodotto nei mesi più recenti l’esplosione di una crisi finanziaria dai risvolti giganteschi, che tocca tutti i mercati e innesca sua volta una crisi economica della quale non si scorge ancora la via d’uscita. Un’economia che ha perso l’uomo come sua misura si rivolta contro gli uomini e mostra tutte le sue potenzialità distruttive della convivenza e dello sviluppo e la sua fondamentale incapacità a governarsi da sola, preda invece delle sue stesse contraddizioni. Un’umanità che ha fatto del benessere e del progresso a tutti i costi i propri criteri di qualità, tocca così con mano come l’emarginazione o persino l’eliminazione della dimensione spirituale non abbia favorito la crescita ma abbia condotto in un vicolo cieco, in cui si fa strada per non pochi il dramma della perdita del lavoro. E non possiamo tacere, guardando alla nostra società, come la sete smodata di potere e di denaro abbia inquinato ulteriormente i processi politici e sociali della convivenza nazionale. Anche nella nostra città si sente l’esigenza di far valere di più le ragioni del bene comune con una concorde assunzione di responsabilità. Mai come oggi sembra necessario un sussulto di eticità e di spiritualità.


Altrettanto negativo sembra dover essere anche il bilancio sul versante della sicurezza del mondo. Troppe guerre ancora sanguinosamente aperte, troppe nazioni prive di condizioni di giustizia e di libertà, ancora troppe minacce cruenti da più o meno occulte centrali terroristiche tengono in ostaggio la pace e l’ordine tra i popoli. All’interno di questa situazione assumono per noi contorni particolarmente toccanti le vicende dei tanti cristiani che nel mondo soffrono persecuzione e morte a causa della loro fede, e questo nella colpevole disattenzione dei più, magari anche di noi che pur ne condividiamo il credo. Non vogliamo peraltro tacere i pochi segni di speranza che si affacciano su questo orizzonte di odio, uno su tutti quello della liberazione di Ingrid Betancourt dopo oltre sei anni di prigionia trascorsi nelle foreste colombiane, sostenuta dalla fede e dal conforto della preghiera e della parola di Dio. Come pure dobbiamo registrare i timidi passi di avvio di un faticoso dialogo tra esponenti della fede cattolica e rappresentanti di un islam moderato.


Dobbiamo però tornare al registro negativo per denunciare come anche in questo anno siano proseguiti nelle società occidentali, e anche nella nostra, gli attacchi alla dignità della persona umana. La piaga dell’aborto continua a negare l’esistenza a tante creature che la nostra società non vuole riconoscere nella loro sacralità; lo spettro dell’eugenetica si affaccia dietro alle pratiche di selezione degli embrioni e una nuova forma di schiavitù e di prevaricazione del più forte si attua di fatto nel loro utilizzo come materiale di laboratorio; l’ambiguo concetto di qualità della vita apre la strada alla soppressione di individui non ritenuti degni e di fatto risultanti scomodi. Su questa strada di imbarbarimento sembra che oggi non ci siano più limiti e la crisi di vero umanesimo sta diventando una minaccia per l’umanità.


Sappiamo però anche che dietro a questi fenomeni macroscopici, quelli che occupano la pagine dei giornali e gli schermi televisivi, sta la vita faticosa ma positiva di tante persone e di tante famiglie, che formano il tessuto forte della nostra società e che le permettono di reagire e sopravvivere. Per il dono della tenuta complessiva del nostro popolo vogliamo rendere grazie questa sera al Signore, per il sacrificio di tanti genitori, per la generosità di tanti anziani, per il coraggio di tanti giovani, per la gioia di tanti ragazzi e fanciulli. Se le singole luci faticano a farsi vedere è però vero che nel loro insieme riescono a produrre una luminosità che vince le tenebre del mondo. Partecipi del dono dello Spirito, lo esprimono in gesti gratuiti di volontariato, in atti di sacrificio fino al dono di sé, in proclamazione coraggiosa della verità in mezzo alle molte mistificazioni dell’opinione pubblica.


La Chiesa si pone al servizio di questi sussulti di vita, predicando il Vangelo, distribuendo il dono di grazia dei sacramenti, chiamando alla testimonianza della carità. La sua vita in questo anno è stata contrassegnata da appuntamenti significativi che vogliamo anch’essi ricordare per ringraziarne il Signore: l’inizio dell’anno paolino con cui il Santo Padre ci propone di metterci alla scuola dell’apostolo delle genti, l’accorrere di tanti giovani attorno al Papa per riscoprire Gesù e il suo Santo Spirito nella Giornata Mondiale della Gioventù, la celebrazione del Sinodo dei vescovi sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Per la nostra Chiesa di Firenze è stato anche l’anno dell’avvicendamento sulla cattedra di san Zanobi: vi invito a rendere grazie al Signore per il ministero episcopale svolto tra noi dal Card. Ennio Antonelli e a innalzare preghiere per il servizio che il Signore mi ha chiamato a svolgere tra voi e con voi, un servizio al suo Vangelo.


Motivi di riflessione, di conversione, ma anche di gratitudine e di lode si intrecciano in questo bilancio di fine anno. Tutto affidiamo alle mani di Maria, la Vergine Madre di Dio, che ci è modello nel conservare nel cuore il passaggio di Dio nella nostra vita e nel meditare su quanto ci accade per scorgere sempre quale sia la volontà di Dio per noi. Ella è anche colei che dalla grotta ci porge il Bambino Gesù, invitandoci a riconoscere in lui il centro della storia, la luce profonda del tempo, la meta ultima degli anni che passano. A lui la gloria e la lode, con la voce e la fede dei pastori sulle strade di Betlemme. Amen.


 


X Giuseppe Betori


Arcivescovo di Firenze