Martedì in Cattedrale la Concelebrazione eucaristica in occasione della 14° Giornata Mondiale per la Vita Consacrata

“Una vita intagliata nell’essenziale” è il significativo tema del “Messaggio” che la Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata della CEI ha inviato per la 14a Giornata mondiale della VC che si celebra, come di consueto, il 2 Febbraio prossimo.
Nell’Anno Sacerdotale – scrivono i nostri Vescovi – “vogliamo lasciarci guidare da ciò che il Santo Curato d’Ars ha ricevuto dall’incontro con la Vita Consacrata. Si possono ricordare in proposito almeno tre momenti: la Prima Comunione, la preparazione al Sacerdozio, il suo desiderio costante di una vita contemplativa”.
Quanto alla Prima Comunione, a preparare Giovanni Maria Vianney furono due religiose il cui Convento, negli anni della Rivoluzione Francese, era stato distrutto e la cui Comunità era stata dispersa. Le chiese erano chiuse e per pregare ci si doveva nascondere. Per la celebrazione della Prima Comunione fu scelta una casa di campagna. Era il tempo della mietitura: per precauzione, davanti alle finestre erano stati allineati carri di fieno, che vennero scaricati durante la funzione. Le Madri avevano portato, ben nascosti sotto i lunghi mantelli, il velo per le bambine e la fascia per i fanciulli. San Giovanni Maria Vianney non dimenticherà mai la grazia di quel giorno e anche dopo molti anni ne parlerà con commozione. Si sentì sempre debitore nei confronti delle due religiose che, con sprezzo del pericolo e fedeli alla loro consacrazione, lo accompagnarono a ricevere, per la prima volta, Gesù nel sacramento dell’Eucaristia”.
Anche la formazione al Sacerdozio mise in contatto il Vianney con la Vita Consacrata. Figura assolutamente fondamentale per il suo cammino fu l’Abbé Charles Balley, Canonico Regolare di Sant’Agostino, un vero confessore della fede ai tempi della Rivoluzione Francese. Parroco di Ecully, gli venne presentato il giovane Vianney, ormai quasi ventenne, perché gli fornisse la formazione necessaria per diventare prete. Inizialmente cercò di sottrarsi a tale compito che gli pareva eccessivo, considerata l’età del giovane e il fatto che fosse quasi analfabeta. Ma poi ebbe un’improvvisa intuizione. Fissato lo sguardo su di lui, assunse il proposito di prenderlo con sé e di sacrificarsi per lui. Lo accompagnerà così fino al Sacerdozio e lo terrà per due anni come Vicario parrocchiale.
Va infine ricordata l’aspirazione del Santo Curato d’Ars alla vita contemplativa. Dopo due anni di presenza ad Ars emerse il suo dramma interiore: si sentiva inadeguato alla cura pastorale, ritenendo di non avere scienza e virtù sufficiente. Giudicava un atto di presunzione l’aver accettato l’incarico. Si domandava se la sua vera vocazione non fosse piuttosto la solitudine e la contemplazione. Per tutta la vita proverà, come intimo tormento, la tentazione di lasciare il gregge per avere più tempo per la preghiera e la meditazione. Sarebbe andato volentieri in una Trappa o in una Certosa, ma i Superiori non acconsentirono a tale aspirazione. Quanto a lui, come ben sappiamo, il suo tormento interiore non ne intaccò tuttavia l’impegno pastorale, a cui si dedicò con tutte le forze, di giorno e anche di notte, per la vita intera. Fu un vero pastore con l’anima del contemplativo.
Sottolineando questi aspetti della vita del Santo Curato d’Ars, osservano i nostri Vescovi,“sono almeno due gli inviti diretti ai Consacrati che ci sembra di poter cogliere dalla testimonianza del Santo Curato d’Ars. Il primo si lega al nucleo più intimo del suo essere: la sua vita personale e il suo ministero hanno sempre avuto al centro la ricerca di una pura e semplice essenzialità. La Vita Consacrata non è forse una chiamata a essere testimoni dell’essenziale?
Vi è, poi, un secondo invito: quello di coltivare la compagnia dei Santi. Le ricchezze a cui attingere conoscendo e approfondendo la storia della santità sono immense. Possiamo usufruirne ampiamente, ma possiamo anche trascurare tale opportunità lasciandola, in certo senso, sepolta. Se la conoscenza della storia della santità è fonte di grande illuminazione e conforto, l’ignoranza di questo tesoro ci rende poveri e spesso anche miopi nel discernere il presente e nell’affrontare le responsabilità che ci sono affidate. È dunque fondamentale nutrirci di ciò che ci immerge nelle profondità del Vangelo, reso visibile, udibile e palpabile dai grandi testimoni che ci precedono nel cammino della Chiesa. Se la nostra compagnia diventerà sempre più quella dei Santi, saremo aiutati a comprendere la volontà di Dio per ciascuno di noi e saremo dolcemente sospinti a darvi una risposta positiva e generosa”.
Il Messaggio della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata della CEI ricorda poi opportunamente che “il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, si diceva lieto di aver potuto beatificare e canonizzare tanti Cristiani che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita. Aggiungeva che “è ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria” (n. 31). Nella stessa linea, il Santo Padre Benedetto XVI offre a tutta la Chiesa un Anno Sacerdotale, al cui centro ha posto il ricordo di un santo Sacerdote, il Curato d’Ars. Questi, infatti, ha veramente vissuto i giorni ordinari in maniera straordinaria. A lui devono guardare anzitutto i Sacerdoti. Ma la luce che promana dalla sua santità illumina i cuori cristiani e, in particolare, apre una finestra sul cielo alle anime di Vita Consacrata. A loro chiediamo di fare proprie le intenzioni che il Papa raccomanda a tutti in questo anno.
La prima di esse riguarda i Sacerdoti: occorre pregare perché siano immagine viva del Signore Gesù e portino l’amore di Dio alle Comunità loro affidate. Una seconda intenzione tocca i giovani: siamo invitati a pregare perché possano apprendere dal Santo Curato d’Ars quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che Gesù affida a quanti accolgono la sua chiamata. La preghiera per le Vocazioni si estende a tutta la Comunità, affinché ciascuno accolga e valorizzi i carismi donati con abbondanza dallo Spirito Santo”.
 
Aggiungiamo, infine, una breve riflessione in riferimento alla reale partecipazione al sacerdozio di Cristo di tutti i Consacrati: Religiosi Sacerdoti e Fratelli laici, Religiose e Consacrati Secolari. Nell’Omelia pronunciata il 2 Febbraio 1999, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, il Venerabile Giovanni Paolo II riferiva particolarmente ai Consacrati quanto è contenuto nella seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei: “L’Autore ha un’osservazione che ci induce a riflettere: commentando il sacerdozio di Cristo, rileva come il Figlio di Dio “della stirpe di Abramo si prende cura [dell’umanità]” (2, 16). Abramo è il padre dei credenti: tutti i credenti sono, dunque, in qualche modo compresi in questa “stirpe di Abramo” per la quale il Bambino, che sta tra le braccia di Maria, viene presentato al Tempio. L’evento che si compie sotto gli occhi di quei pochi testimoni privilegiati costituisce un primo annuncio del sacrificio della Croce. Il testo biblico afferma che il Figlio di Dio, solidale con gli uomini, condivide la loro condizione di debolezza e fragilità fino all’estremo, cioè fino alla morte, allo scopo di operare una liberazione radicale dell’umanità, sconfiggendo una volta per sempre l’avversario, il diavolo, il quale proprio nella morte ha il suo punto di forza sugli esseri umani e su ogni creatura (cfr Eb 2, 14-15).
Con questa mirabile sintesi, l’Autore ispirato esprime tutta la verità sulla redenzione del mondo. Egli pone in rilievo l’importanza del sacrificio sacerdotale di Cristo, il quale “doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo” (Eb 2, 17).
Proprio perché evidenzia il legame profondo che unisce il mistero dell’Incarnazione a quello della Redenzione, la Lettera agli Ebrei costituisce un adeguato commento all’evento liturgico che oggi celebriamo. Essa mette in rilievo la missione redentiva di Cristo, alla quale tutto il Popolo della Nuova Alleanza partecipa.
A questa missione partecipate in modo particolare voi, carissime persone consacrate, che riempite la Basilica Vaticana e che saluto con grande affetto. Questa festa della Presentazione è, perciò, in modo speciale la vostra festa”.
 
È con tali sentimenti di comunione con il nostro Vescovo e con i Sacerdoti dell’Arcidiocesi fiorentina che le Consacrate e i Consacrati si ritroveranno a celebrare la loro Giornata, particolarmente festosa per le Sorelle che ricordano quest’anno il Giubileo di 60°, 50° e 25° di Professione religiosa. A loro il nostro augurio e il nostro speciale ricordo al Signore e alla sua Santa Madre, la Vergine Maria che ha presentato Gesù al Tempio.
                                                      
                                                              [*] Delegato Arcivescovile per la Vita Consacrata