Nel tradizionale saluto con i giornalisti, il card. Betori ha parlato dell’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, che a febbraio vedrà anche il ritorno a Firenze di papa Francesco. Nella giornata di domenica 27 febbraio, ha spiegato, ci sarà la Messa in Santa Croce: nella basilica insieme a vescovi e sindaci che partecipano al convegno, sarà dato spazio alle realtà caritative (Caritas, Villa Lorenzi, Madonnina del Grappa, Opera Diocesana Assistenza…) e alle persone da loro seguite. In piazza ci saranno circa cinquemila posti a sedere, da cui seguire la celebrazione: si accederà con biglietti gratuiti distribuiti dalle parrocchie.
“Mi auguro che ancora Gesù Bambino sia più importante di Babbo Natale: non voglio eliminare Babbo Natale, non apriamo la discussione su questo, ma che ci ricordiamo che il Natale non è del Babbo, è del Bambino” ha affermato ancora il card.Betori. “Questo credo sia il primo richiamo che ci viene fatto al tema del valore della vita”, ha detto il card. Betori, secondo cui “l’inverno demografico” è “il vero grande problema dell’Italia, molto più importante del Pil che sale o scende, perché vuol dire che non c’è più fiducia nella vita, perché la gente questa vita non la vuole donare più, come fosse un optional. Noi ci stiamo estinguendo”.
Per il cardinale “il messaggio del Natale ci dice che se noi crediamo nella vita come un dono, e siamo pronti a condividerla con gli altri, se da questa divisione facciamo nascere maggiore responsabilità, maggiore solidarietà, tutto questo diventa anche occasione per crescere. E’ la logica cristiana, della Pasqua, per cui si arriva alla Resurrezione solo passando attraverso la croce”.
A proposito della pandemia ancora in corso, l’Arcivescovo ha ricordato le parole del Papa: ne possiamo uscire solo insieme. Anche sui vaccini “la parola decisiva l’ha detta il Papa che ha definito il vaccino un atto d’amore, non per sè ma per gli altri. I vaccini non soni una garanzia contro il contaggio, ma sono uno strumento per alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie”.
L’Arcivescovo ha parlato anche del Cammino sinodale, che vede impegnata anche la diocesi di Firenze: “Per noi si inserisce nel cammino sinodale diocesano, iniziato già 4 anni fa e poi interrotto dalla pandemia. È un ulteriore sforzo della Chiesa ad aprirsi, a dialogare e ad ascoltare. Mettersi in ascolto di tutti”.
Riguardo alla diocesi, ha ricordato il calo delle ordinazioni presbiterali: tra le ragioni del calo delle vocazioni al sacerdozio, ha indicato la “cultura del provvisorio” e il coneguente rifiuto del “per sempre”; il minor numero di giovani, dovuto al calo demografico; la fragilità della dimensione spirituale nella società; una “scarsa attrattività da parte di noi uomini di Chiesa” dove pure non mancherebbero figure di grande fascino, come quella di don Corso Guicciardini, il presidente della Madonnian del Grappa da poco scomparso.